domenica 1 gennaio 2012

la disobbedienza civile

Guida pubblicata sul portale Unimondo.org

“Sotto un governo che imprigiona la gente ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è la prigione”. Con queste parole, scritte dopo aver passato una notte in prigione per essersi rifiutato di pagare le tasse in segno di protesta contro la guerra che nel 1846 gli Stati Uniti muovono al Messico, Henry David Thoureau fonda la moderna definizione della “disobbedienza civile”.
Dalla “Marcia del sale” di Gandhi alle lotte per il riconoscimento dei diritti civili degli afro-americani negli Stati Uniti guidate da Martin Luthr King, dalle riflessioni di Hannah Arendt, John Rawls fino a Gene Sharp e, in Italia, dall'impegno per la nonviolenza di Aldo Capitini e Danilo Dolci la disobbedienza e la resistenza civile hanno assunto diverse forme che trovano nella noncollaborazione e nella protesta nonviolenta le modalità che accomunano l’impegno attivo sia per puntare al cambiamento di una legge o di una particolare istituzione nei governi democratici, sia - più radicalmente - per convogliare la mobilitazione popolare nell’opposizione ai regimi dispotici e dittatoriali.

Per la lettura integrale della Guida:
http://www.unimondo.org/Guide/Politica/Disobbedienza-civile/(desc)/show





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