La guerra ridotta a mera "tecnica"
Si parla insistentemente di un generale al Ministero della Difesa del nascente governo "tecnico". Sarebbe una scelta fortemente sbagliata, per diversi motivi:
a. in nesun paese democratico i generali sono al governo, perchè l'esercito ha bisogno di una direzione democratica: la guerra non può essere ridotta a mera "tecnica";
b. questo è vero sempre, ma lo è ancora di più in un momento in cui tornano a soffiare pericolosi venti di guerra nucleare e all'ordine del giorno dell'agenda globale bisogna porre con forza il tema del disarmo;
c. un governo che nasce con lo scopo del rigore del bilancio, da realizzare attraverso i tagli strutturali alla spesa pubblica, ha la necessità di compiere tagli drastici anche alle spese militari (che valgono 4 volte le spese per l'Università) e di rinunciare a folli programmi di armamenti (131 cacciabombardieri nucleari): un generale può tagliare se stesso?;
d. la difesa della Patria è concetto molto più ampio di quello di "difesa militare", perchè la Patria non si "difende" solo attraverso la "tecnica" della guerra, "mezzo" ripudiato dalla Costituzione, ma anche (e, secondo me, sopratutto) attraverso la "tecnica" della "difesa civile non armata e nonviolenta", la quale "concorre, in alternativa al servizio mlitare, alla difesa della patria con mezzi e attività non militari", come recita la legge della Repibblica istitutiva del Servizio Civile Nazionale (n.64/2001). Se non si tiene conto di questo bisogna ribattezzare, coerentemente, il Ministero della Difesa in Ministero della Guerra;
e. dunque, se proprio è necessario un ministro "tecnico" esperto di metodi di difesa, per tutte queste ragioni, è il momento di scegliere un esperto di difesa civile, non armata e nonviolenta. Ossia di quel "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" non ripudiato dalla Costituzione. Se non ora quando?
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