mercoledì 29 febbraio 2012

Cinque tappe in cinquanta giorni


La campagna di Reggio Emilia contro gli F-35



La campagna reggiana contro gli F-35 comincia di fatto il 7 gennaio quando, in occasione della visita del Presidente del Consiglio nella Città del Tricolore, mentre divampa il confronto tra contestatori e accoglienti, il Movimento Nonviolento di Reggio Emilia invia alla stampa una "lettera aperta" a Mario Monti. La lettera viene pubblicata su alcuni quotidiani locali, sia cartacei che on line, ed ha una certa diffusione sui social metwork http://24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Benvenuto+presidente+Monti%2C+ma+tagli+le+spese+militari&idSezione=32712

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Prima Tappa, 7 gennaio 2012

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"Lettera aperta al Presidente Monti, a Reggio Emilia il 7 gennaio a Reggio Emilia per il Tricolore

Benvenuto Presidente Monti, ma tagli le spese militari

Sig. Presidente,
riteniamo una scelta opportuna - e La ringraziamo per questo - quella di venire nella nostra Città a partecipare alle celebrazioni per il Tricolore, simbolo dell’unità nazionale e della coesione civile e sociale del nostro Paese.
Ci aspettiamo, tuttavia, che le politiche del Suo governo, chiamato a gestire la Cosa pubblica in un momento di grave crisi finanziaria e sociale, siano conseguenti a questo Suo importante gesto simbolico.
Noi crediamo che tagliare praticamente tutti i settori della spesa, senza scalfire minimamente le enormi spese militari che collocano l’Italia stabilmente all’8° posto al mondo per spesa pubblica in armamenti, non sia funzionale alla coesione civile e sociale del nostro Paese. Sono stati imposti pesanti sacrifici ai lavoratori, ai pensionati, ai ceti popolari e ai Servizi locali, ma noi crediamo che sia sacrosanto sacrificare invece l’acquisto dei 131 cacciabombardieri F35 capaci di trasportare testate nucleari, che hanno un costo complessivo di quasi 20 miliari di euro. L’importo di una manovra finanziaria!
Questa enorme spesa in micidiali strumenti di offesa, oltre ad essere contraria all’art. 11 della nostra Costituzione, che non solo “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionale”, in questo preciso momento storico è anche un’offesa a tutti i cittadini italiani che perdono il lavoro e non arrivano alla fine del mese.
Il Movimento Nonviolento - nel cinquantesimo anniversario della sua fondazione voluta da Aldo Capitini dopo la prima Marcia della Pace Perugia-Assisi - Le chiede il coraggio di avviare davvero il nostro Paese sulla strada di una prosperità che si coniuga con il disarmo, la pace e il lavoro, non con la proliferazione di orribili strumenti di guerra.
E’ stato calcolato che uno solo di questi cacciabombardieri costa quanto 183 asili nido. Ecco, dica da Reggio Emilia, dalla Città che vanta l’eccellenza italiana delle scuole dell’infanzia, che con le risorse risparmiate dalla rinuncia a questi scellerati armamenti saranno realizzati asili, scuole, biblioteche, università, che rappresentano la vera sicurezza per il futuro del nostro Paese.

Movimento Nonviolento

Centro di Reggio Emilia"
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Nelle settimane successive, il Centro del Movimento Nonviolento elabora e propone ad altre associazioni di area nonviolenta e pacifista un Appello al Consiglio Comunale perchè si pronunci contro l'acquisto dei caccia, che viene inviato alla stampa il 1° febbraio, con le seguenti sottoscrizioni: ANPI, Arci solidarietà, Berretti Bianchi, Caritas Diocesana, Centro Missionario Diocesano, Movimento Nonviolento, Pax Christi, Rivista Pollicino Gnus 
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Seconda Tappa, 1 febbraio 2012
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"Appello al Consiglio Comunale
Reggio Emilia, città di pace, esprima un No ai cacciabombardieri F35

Il nostro Paese sta attraversando una grave crisi sociale ed economica che vede il susseguirsi di manovre finanziarie, volte a pareggiare i conti dello Stato: si impongono drastici sacrifici ai cittadini con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, ma il Governo mantiene il programma di acquisto di 131 cacciabombardieri F35 “Joint Strike Fighter” al costo di circa 20 miliardi di euro (15 per il solo acquisto e altri 5 in parte già spesi per lo sviluppo e le strutture di assemblaggio), che si aggiungono alle spese militari "ordinarie" già superiori ai 20 miliardi di euro annui. L'importo di una manovra finanziaria di "lacrime e sangue"!
Noi crediamo che tagliare tutti i settori della spesa pubblica senza scalfire minimamente queste enormi spese per la guerra, aggravate dall'acquisto dei cacciabombardieri d'attacco capaci di trasportare testate nucleari, sia una doppia offesa: un'offesa alla Costituzione della Repubblica, che non solo “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionale”; un'offesa a tutti i cittadini italiani che perdono il lavoro, non arrivano alla fine del mese e vedono ridursi i servizi pubblici locali.
Siamo convinti che, sopratutto in un momento di crisi economica, per prima cosa siano da salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini, investendo soldi pubblici per creare i presupposti di un vero un risanamento del Paese, fondato sul lavoro per tutti, la coesione sociale e la convivenza civile. A ciò è contrario lo spreco di preziose risorse in costosi e minacciosi aerei da guerra, di un cui solo esemplare costa quanto 183 asili nido.
Per questo ci appelliamo al Consiglio Comunale di Reggio Emilia, sensibile ai temi del bene comune e della pace, chiedendo di deliberare la richiesta al Governo italiano di annullare almeno l'acquisto dei 131 cacciabombardieri F 35, azzerandone il programma, e destinare le risorse risparmiate alle spese sociali, educative, culturali e al rilancio del Servizio Civile Nazionale. Cioè a investimenti di pace e di vera sicurezza. Diversi importanti Comuni (Cuneo, Novara, Palermo, Padova, Pisa, Trieste, ecc) hanno già espresso la loro contrarietà a questa follia bellicista, altri stanno apprestandosi a farlo: è tempo che anche il Comune di Reggio Emilia, che esprime l'eccellenza nel campo dell'educazione, che promuove la Scuola di Pace insieme alla società civile e il cui Sindaco è presidente del Comuni d'Italia, faccia sentire con forza la sua voce contraria. Anche questa è un'azione educativa".
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Nel giro di poco tempo le associazioni sottoscrittrici, dalle 8 iniziali, nonostante il quasi silenzio della stampa cominciano a moltiplicarsi attraverso il passa-parola ed alcuni consiglieri comunali - i capogruppo di PD, SEL, Cinquestelle - sottoscrivono un ordine del giorno che recepisce integralmente i temi dell'appello convocando una conferenza stampa per il 16 febbraio, nella quale sono invitate le organizzazioni sottoscrittrici dell'Appello (ormai quarantadue) sono invitate a partecipare http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2012/02/16/news/stop-all-acquisto-dei-bombardieri-reggio-si-mobilita-1.3187126
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Terza tappa, 16 febbraio 2012
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"La società civile reggiana contro gli F-35

Prima i ringraziamenti.
Alla società civile reggiana che sta realizzando una mobilitazione strordinaria che ha portato in due settimane a quadruplicare le adesioni all'appello "Reggio Emilia, città di pace, esprima un No ai cacciabombardieri F 35". Partito da una decina di associazioni prevalentemente pacifiste questo Appello ha visto, ad oggi, l'adesione di oltre quaranta organizzazioni trasversali della società civile, attraverso un passaparola che cresce di momento in momento.
Alla società politica che ha risposto positivamente, sottoscrivendo in maggioranza – e andando anche oltre la maggioranza di governo locale - un ordine del giorno che, recependo integralmente le richieste dell'Appello, sarà votato lunedì prossimo in Consiglio Comunale.
Di cosa stiamo parlando?
F35 “Joint Strike Fighter”, caccia supersonico, invisibile, di quinta generazione, ottimizzato per l'attacco al suolo e per sganciare bombe atomiche.
Uno solo di questi mostri costa in media circa 150 milioni di euro. L'equivalente di quanto costano oltre 180 asili nido. Più del doppio di quanto c'è in finanziaria, per il 2012, per l'intero Servizio Civile Nazionale, ossia 69 milioni di euro! E le comparazioni potrebbero continuare all'infinito.
Questo mostro è costitutivamente contrario alla Costituzione italiana, alla lettera ed allo spirito che informa la Costituzione nel suo insieme: all'art 11, che non solo “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionale” e all'art. 52, che richiama al dovere di "difesa della Patria" (e non solo difesa militare, come sancito dalla Corte Costituzionale e dalla legge istitutiva del Servizio Civile Nazionale), non all'attacco alle Patrie altrui, come invece è insito nell'idea stessa del caccia F-35.
Del resto, che queste armi di attacco e le molte altre già acquistate non servano nenache per le infinite missioni militari all'estero, nelle quali il nostro Paese è trascinato ininterrottamente dal 1991, non è un pacifista a dirlo ma il generale Fabio Mini, già comandante del contigente NATO in Jugoslavia: "nessuna delle operazioni militari iniziate 20 anni fa (...) ha mai richiesto una sola delle portaerei, un solo cacciabombardiere, uno solo dei carri armati che, nel frattempo, ci succhiavano risorse".
A cosa servono?
Lo stesso ammiraglio Di Paola (ma perchè nessuno parla più di conflitto d'interessi se un ammiraglio fa il ministro della difesa?) nell'annunciare il 15 febbraio in conferenza stampa che la spesa militare sarà redistribuita, sottolinea che il programma degli F 35, pur "riesaminato", "rimane un impegno importante dal punto di vista tecnologico, industriale ed occupazionale"! Ma il ministro Di Paola non è ministro della ricerca scientifica, nè delle attività produttive, tanto meno del lavoro: è il ministro della difesa e dunque deve dirci a cosa servono questi mostri dal punto di vista della difesa della Patria e come il loro acquisto sia coerente con la Costituizione! Se vengono acquistati per creare lavoro, diano quei 15 miliardi direttamente ai Comuni che sanno bene come creare lavoro e servizi pubblici locali!
In molte occasioni è stato detto dallo stesso ministro, e dai vertici delle forze armate, che questi armamenti servono a mantenere lo "status" internazionale dell'Italia. E in effetti il nostro Paese è piazzato stabilmente all'8° posto per spesa pubblica militare tra le potenze mondiali, come tutti gli anni ci ricorda l'autorevole Istituto di ricerca di Stccolma SIPRI. Ma è un ben povero e primitivo status internazionale quello che si basa sul mostrare i muscoli e la grandezza delle clave!
L'Italia è il fanalino di coda in tutti gli indicatori virtuosi tra i paesi occidentali: la povertà di cui si allarga la forbice rispetto alla ricchezza, l'abbandono scolastico, l'investimento nella ricerca e nell'università (che futuro ha un Paese in cui si spende per gli armamenti quattro volte di più di quanto si spende per l'università, come ci ha ricordato una recente inchiesta de "la Repubblica"?), l'analfabetismo di andata e di ritorno, la disoccupazione, il dissesto idrogeologico e via elancando...E tuttavia si spendono ogni anno, prioritariamente e stabilmente, oltre 20 miliardi di euro (l'importo di una finanziaria lacrime e sangue!) solo per le ordinarie spese militari. A cui si aggiunge la spesa pluriennale per gli F-35 e quella prevista per l'ammodernamento di altri oltre 70 sistemi d'arma.
Il "Programma Pertini": svuotare gli arsenali e riempire i granai
Per questi motivi le oltre 40 organizzazioni reggiane credono che sopratutto in un'epoca di crisi come l'attuale si debba applicare il "Programma Pertini": svuotare gli arsenali, strumenti di morte, e riempire i granai, strumenti di vita. Anche per non rischiare di finire come la Grecia che oggi si trova con i granai vuoti, ma con gli arsenali stracolmi di armi che deve pagare fino all'ultimo centesimo proprio a quei Paesi che le impongono il licenziamento selvaggio dei lavoratori e il taglio di tutti i servizi per restare nell'euro!
Per questo abbiamo chiesto anche al Consiglio Comunale, primo organo della democrazia sul territorio, di votare un ordine del giorno in cui si chieda al governo l'azzeramento e la completa fuoriuscita dal programma degli F-35. Ed abbiamo chiesto al nostro Sindaco Graziano Delrio di portare questa delibera a conoscenza di tutti Comuni in quanto Presidente dell'ANCI.
Per questo il 25 febbraio saremo in piazza, anche a Reggio Emilia, a raccogliere le firme, come in altre 100 piazze d'Italia, per tagliare le ali alle armi!"
(dall'intervento in conferenza stampa)
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L'ordine del giorno viene presentato nel Consiglio del 20 febbraio ma poi rimandato al Consiglio successivo del 27 febbraio.
Intanto, il 25 febbraio, anche a Reggio Emilia si svolge la giornata delle "Cento piazze contro gli F-35" all'interno della Campagna nazionale "Taglia le ali alle armi" http://space.comune.re.it/scuoladipace/index.php?id=00722 .
Per lo stesso giorno la Scuola di Pace aveva già in cantiere il Seminario storico sul tema "Ma la guerra no! L'epica dimenticata di Mario e Fermo" http://space.comune.re.it/scuoladipace/libreria/locandina25_02_2012.pdf , per cui le organizzazioni sottoscrittrici dell'Appello al mattino svolgono il presidio in piazza Martiri del 7 luglio per la raccolta delle firme, e al pomeriggio partecipano al Seminario, al cui interno continua la raccolta della firme e la sottoscrizione dell'Appello al Consiglio Comunale che raggiunge cinquantuno adesioni http://space.comune.re.it/scuoladipace/libreria/appelloalconsigliocomunale_F35.pdf .
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Quarta Tappa, 25 febbraio 2012
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"Ma la guerra no!
L'epica dimenticata di Mario e Fermo

Quando decidemmo di svolgere il seminario storico su Mario Baricchi e Fermo Angioletti proprio il 25 febbraio, nel preciso anniversario della loro morte avvenuta il 25 febbraio del 1915, non sapevamo ancora che questa data avrebbe coinciso con la giornata di mobilitazione nazionale "Taglia le ali alle armi" per fermare l'acquisto dei cacciabombardieri F-35. Oggi questa coincidenza ci riconsegna una giornata densa di un impegno raddoppiato, ma coerente nelle sue finalità: al mattino la raccolta di firme contro gli armamenti in piazza Martiri del 7 luglio, al pomeriggio seminario storico per riportare alla memoria la storia di una tragica serata di lotta reggiana, di quasi un secolo fa, contro l'ingresso della Patria nella "Grande guerra". Tra le due cose c'è un filo di continuità.
La "Grande guerra" fu chiamata così non solo per la sua dimensione intercontinentale ma sopratutto per la capacità distruttiva su larga scala messa in campo dagli eserciti. Quella guerra provocò la repentina riconversione delle moderne invenzioni tecniche in strumenti bellici, finalizzati al terrore di massa. Le nuove fabbriche fordiste - chimiche, meccaniche, areonautiche e navali - furono rapidamente convertite al servizio delle armi chimiche, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei sottomarini da guerra, moltiplicando la produzione in tutti i settori. La società e l'economia intera vennero coinvolte nello sforzo bellico e la guerra diventò, per la prima volta, di massa e totale. Un salto di qualità distruttiva definitivo, con 16 milioni di morti complessivi in quattro anni, che da allora in poi sarebbe stato sempre più amplificato, in un'escalation senza fine di armamenti, morte e distruzione. Fino ai campi di sterminio, fino ad Hiroshima e Nagasaki, e poi all'equilibrio del terrore, al napalm, all'uranio impoverito, alle armi battereologiche, ai cacciabombardieri nucleari, ai droni telecomandati...In un vortice di violenza, presente sia quando le armi iper-tecnologiche vengono usate ai quattro angoli del pianeta, sia quando si accumulano e praparano le guerre, sottraendo ingenti risorse alle spese sociali e colonizzando la cultura diffusa che non pre/vede e, quindi, rende possibili le alternative. Del resto la guerra risponde alla logica del fine da raggingere che giustifica l'impiego di qualunque mezzo. All'estremo capo contemporaneo di questo filo della ricerca del mezzo di terrore più micidiale, che ha iniziato ad essere srotolato cento anni fa, c'è oggi il folle acquisto dei caccia F-35.
E' quindi coerente promuovere mattino il presidio in piazza per raccogliere le firme per l'azzeramento del programma di acquisto e svolgere al pomeriggio un seminario storico alla Scuola di Pace per ricordare e ripercorrere la vicenda di Mario Baricchi e Fermo Angioletti.
Abbiamo incontrato la storia di Mario e Fermo non attraverso la Grande Storia, quella scritta nei testi "importanti", ma attraverso le piccole narrazioni marginali e "militanti": il racconto che ne ha fatto Marco Adorni nel numero di marzo di Pollicino gnus del 2011; il loro tornare durante il percorso storico sui movimenti per la pace in Italia ed a Reggio Emilia, svolto nello scorso autunno, a cura di Infoshop Sante Vincenzi e Scuola di Pace, insieme ad Antonio Canovi; la chiaccherata di fronte ad una birra, nella serata antimilitarista del 4 novembre organizzata dal Movimento Nonviolento di Reggio Emilia, con il giovane storico Marco Marzi; il breve e intenso testo per il progetto "gli occhi di" che ne ha fatto Arturo Bertoldi per l'ISTORECO http://www.gliocchidi.it/persone/mario_e_fermo .
Per questo alla Scuola di Pace abbiamo deciso che era necessario approfondire di più, che era importante ricercare ancora su questa piccola grande storia del movimento antimiliarista reggiano.
Personalmente, inoltre, da non reggiano trapiantato a Reggio Emilia da vent'anni, sento il bisogno di capire ancora una cosa: perchè in questa città che ha cura della propria memoria, che è attenta a ricordare i propri non pochi "martiri" - le vittime degli eccidi del nazifascismo così come i martiri del 7 luglio '60, di cui da poco tempo abbiamo celebrato con il rilievo necessario il cinquantesimo anniversario – è avvenuta una gigantesta rimozione di questa drammatica vicenda? Perchè questi "martiri" della pace sono stati dimenticati?
Ricostruire quei fatti, e con essi proporre una narrazione che faccia emergere il punto di vista di chi era contrario alla guerra, fornisce una prospettiva storica a chi anche oggi, nella stessa città s'impegna alle guerre attuali ed alla loro preparazione. Ossia nella campagna per il disarmo e contro gli F-35".
(dall'introduzione al Seminario)
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Lunedì 27 febbraio l'odg contro gli F-35 viene riproposto e, finalmente, votato dal Consiglio Comunale di Reggio Emilia. La notizia è ripresa e rilanciata sul piano nazionale http://www.disarmo.org/nof35/reggio-emilia-vota-contro-i-caccia-f-35
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Quinta Tappa, 27 febbraio 2012
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Ordine del giorno ex art.20 dei consiglieri Nasuti, Vecchi, Montanari Federico e Olivieri in ordine ad appello al Governo perché sia bloccato il programma per la produzione e l'acquisto di 131 cacciabombardieri.
 
Appello al Governo perché sia bloccato il programma per la produzione e l'acquisto di tutti gli F-35 cacciabombardieri Joint Strike Fighter e siano ridotte le spse militari e le risorse recuperate siano utilizzate per il welfare municipale, le politiche per il lavoro (ammortizzatori sociali, sostegno all'occupazione e all'imprenditoria giovanile) e il potenziamento e la valorizzazione del Servizio Civile Nazionale
 

Il CONSIGLIO COMUNALE DI REGGIO EMILIA
 

PREMESSO CHE:
Il nostro Paese sta attraversando una grave crisi sociale ed economica che vede il susseguirsi di manovre finanziarie, volte a pareggiare i conti dello Stato: si impongono drastici sacrifici ai cittadini con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, ma il Governo mantiene il programma di acquisto di 131 cacciabombardieri F35 “Joint Strike Fighter” al costo di circa 20 miliardi di euro (15 per il solo acquisto e altri 5 in parte già spesi per lo sviluppo e le strutture di assemblaggio), che si aggiungono alle spese militari "ordinarie" già superiori ai 20 miliardi di euro annui. 
L'importo di una manovra finanziaria di "lacrime e sangue"!  

Come rileva annualmente l'autorevole istituto internazionale del SIPRI di Stoccolma, l'Italia è l'ottavo Paese al mondo per spese militari, con 20.556,9 milioni di Euro per il 2010, con un incremento, per il 2011, dell'8,4.  A tali somme vanno poi aggiunti i circa 3 miliardi di Euro provenienti dai bilanci di altri ministeri che prevedono aperte finalità militari. 
 
 Dal punto di vista dell'attività produttiva in Italia, il settore degli armamenti è in piena espansione; come si è appreso lo scorso anno, l'Italia ha superato perfino la Russia, divenendo il secondo esportatore mondiale di armamenti, dopo gli Stati Uniti. 
 
Sul bilancio dello Stato, al momento, incombono ben 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d'arma, che ipotecano la spesa bellica da qui al 2026;
L’attuale governo non ha ritenuto, al momento, di diminuire le ingenti spese militari persistendo ancora il programma per l'acquisto di 131 aerei cacciabombardieri F-35-Jsf;

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agliare tutti i settori della spesa pubblica senza scalfire minimamente queste enormi spese per la guerra, aggravate dall'acquisto dei cacciabombardieri d'attacco capaci di trasportare testate nucleari, sia una doppia offesa: un'offesa  alla Costituzione della Repubblica, che non solo “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionale”; un'offesa a tutti i cittadini italiani che perdono il lavoro, non arrivano alla fine del mese e vedono ridursi i servizi pubblici locali.
 

Il Consiglio Comunale di Reggio Emilia, raccogliendo l'appello che proviene dalla società civile della nostra città  
 
CHIEDE AL GOVERNO 

di ridurre le spese militari, annullando almeno l'acquisto dei 131 cacciabombardieri F 35, azzerandone il programma, e destinare le risorse recuperate per il welfare municipale, le politiche per il lavoro (ammortizzatori sociali, sostegno all'occupazione e all'imprenditoria giovanile) e il potenziamento e la valorizzazione del Servizio Civile Nazionale. Cioè a investimenti di pace e di vera sicurezza. 
 
CHIEDE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
 
in quanto supremo garante della Costituzione e presidente del Consiglio supremo di difesa,
di tutelare la Costituzione nella sua interezza, con particolare riferimento all'art. 11, che non prevede l'acquisizione di micidiali strumenti di offesa, capaci di trasportare anche armi nucleari.
 
CHIEDE AL SINDACO DI REGGIO EMILIA

in qualità di Presidente dell ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), di farsi interprete delle presenti istanze presso il Presidente del Consiglio dei Ministri sen. Mario Monti e di farsi promotore presso tutti i Comuni associati all'ANCI dell'adozione di analoghe delibere.  
 
(22 voti favorevoli, 10 contrari, 1 astenuto)  

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