lunedì 25 ottobre 2010

Un pezzo di storia di un'Italia migliore


Vendola, Capitini e la nonviolenza

Pasquale Pugliese


24 ottobre 2010

Stamattina ho seguito alla radio l’intervento conclusivo di Nichi Vendola al Congresso di fondazione di Sinistra Ecologia e Libertà e mi ha colpito una suo, non rituale, riferimento alla nonviolenza quale elemento costitutivo del nuovo partito, non come un nuovo “galateo” ma come vera “radicalità” dell’agire politico che consente di sovvertire, appunto, “alla radice” il potere della violenza. Indicando come precisi riferimenti l’opera di Gandhi, Martin Luther King e Aldo Capitini.
Richiamando, in qualche modo, una definizione che lo stesso Capitini ha dato della nonviolenza, come “il punto più profondo della tensione per il sovvertimento di una società inadeguata”. Aldo Capitini, a conclusione della prima Marcia per la Pace del 1961, consegnò questo compito così arduo, ma urgente e allo stesso tempo permanente, a tutti gli “amici della nonviolenza”. E in primo luogo, alla piccola organizzazione da lui voluta e costruita a questo fine, insieme a pochi amici: il Movimento Nonviolento.
Se oggi, Vendola – possibile candidato del centro-sinistra a sfidare il dominio berlusconiano alle prossime elezioni politiche – ha potuto fare un riferimento così preciso alla radicalità della nonviolenza forse è anche perché quella piccola organizzazione, voluta da Capitini nel 1961, in questo quasi mezzo secolo di storia italiana – attraversato da stragismo di stato e terrorismo, da colpi di stato striscianti e massonerie occulte, da dominio delle mafie e rinascita del razzismo, dalla riabilitazione della guerra e dal berlusconismo – ha tenuto viva la fiammella della nonviolenza. Con pochi mezzi, con il lavoro volontario e i sacrifici personali di alcuni persuasi, con una rivista libera e bella come “Azione nonviolenta”, una sede nazionale e alcuni centri locali.
Anche per questo, credo che il 23° Congresso nazionale del Movimento Nonviolento – che si terrà a Brescia dal 29 ottobre al primo novembre - , nel suo piccolo, contribuirà - così come hanno fatto i precedenti - a costruire, qui ed ora, un pezzo di storia di un’Italia migliore. In una tensione al “sovvertimento” delle chiusure, delle paure, delle violenze, che non potrà mai avere fine, ma andrà tanto più “alla radice” quanti più compagni di strada l’accompagneranno.

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